Avendo letto con estrema attenzione l'emendamento testé reso pubblico (aka il post precendente, via!), già ben saprete la scabrosa verità: questo film non è brutto. Per quale ragione, dunque, vi sfrantoio un po' anche oggi senza dimostrare un minimo di coscienza? Ma allora non avete letto bene lo spiegone! Non brutto non significa mica (non sempre) che non ci sia da ghignare. O criticare. Sfottere. Sì, insomma, di che scrivere in questo blog. Su il sipario.
Glenn Close è incartapecorita il giusto (kudos a Egon per la definizione) per portare su schermo, dopo 30 anni di prove teatrali (così dicono: hai studiato tanto, Glenn!), il ruolo che ogni fanciulla sogna: l'eponimo Albert Nobbs, uomo di mezz'età un po' cessetto, con lavoro semiumile (cameriere in albergo con pretese ma cadente) e vita privata inesistente. Wow.
Onestamente, il pensiero dei suoi ruoli scabrosetti di qualche anno fa (ok, fine anni '80...), da Relazioni Pericolose ad Attrazione Fatale, causa degli scompensi anche al più ormonale di noi, spettatori mascolini. La performance, sia chiaro, è valida – forse non epocale, ma ben recitata. Attorno a GlenNobbs, e sullo sfondo di una Dublino fine '800, si muovono i personaggi di contorno i quali poi, come si conviene, muoveranno la vicenda – e la piatta vita di Albert verso una spiacevole conclusione. Tra essi si stagliano:
la bionda cameriera puttanella (ah, il politically correct!) di bell'aspetto e poco intelletto che si fa sedurre ed impregnare da
il manzo di turno, imbroglioncello da due soldi incline a lavorare male e spacciarsi per quel che non è – nonché all'alcolismo, però per predisposizione genetica (ah, allora...);
il dottore dell'albergo (tipo resident DJ), cicciozzo barbuto anch'egli appassionato di liquori e sesso orale (lo vediamo praticare un veemente cunnilingus alla sua amante, altra cameriera), incapace per anni di capire che Nobbs è una donna (chi lo ha laureato??);
la padrona della baracca, vecchia babbiona sedicente baronessa intenta a desiderare maschi giovani, non lavorare mai e lamentarsi di ogni cosa con toni insopportabilmente aulici;
su tutti, un'altra travestitona di livello, tale Hubert Page chiamata/o a ridipingere le stanze della bettola in questione, ed interpretato/a da un donnone di 1 e 90, e che ci regala un flash (in purissimo stile Colpo Grosso) sulle proprie giunoniche mammelle (con annessa crisi respiratoria di Nobbs). Ah, sì, vive con la propria anima gemella, donna. Sposati. Altro che giovanardismi varii (certo, tutto illegale e nell'ombra, ma stai a guardare il capello).
Ci vengono, fortunatamente, risparmiati dettagli sull'insopportabile clientela (ricconi e nobili di diversa estrazione, dediti a fancazzismo estremo e sesso scambistico: beati loro, con la crisi che c'è), e lungaggini varie. C'è della buona regia e la sceneggiatura, di forte impianto teatrale (presenti un paio di brevi soliloqui da parte di Albert/a, in caso aveste la penetrante capacità di analisi di un lamantino e non ci foste arrivati da soli, a capire che di teatro si tratta), non eccede né pesa. Si rischia, a momenti, ma ci si mantiene credibili e, tutto sommato, godibili. Azzeccato il cast, con alcune prove di recitazione di buon livello. C'è un po' di prevedibilità, è vero: ben in anticipo si capisce donde scaturirà la perdizione della Albert, però intanto ci si è fatti portare, un po' coinvolgere, ed il rumore secco che fa la testa della Close sbattendo sulla parete fa esclamare “ahi! l'han rotto!” con un certo dispiacere. Vengono dette un po' di cose, sia sull'individuo che sulla società, in modo non troppo banale. Si sarebbe potuto far meglio, magari, ma ad aspettare altri 20 anni la Glenn, invece dell'omino un po' grinzoso, sarebbe finita per essere una mummia vera e propria. Va bene così, insomma. Soltanto, sappiate che vi scapperà un po' da ridere.
PS: il lamantino, giacché lo so che non siete ferratissimi coi Trichechidi, è questo tizio qui
Si notino la figura slanciata ed il profondo acume emanante dal volto.
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