domenica 6 aprile 2008

My blueberry nights(mare)

Premettiamo una cosa. Prima di giovedì, non avevamo visto un film che è uno di Wong Kar-Wai. Alcuni hanno detto - e scritto - del recensendo capolavoro che si capisce meglio se si conosce anche il resto della filmografia. Ci fa piacere. Ma questa non è una retrospettiva su di lui. Dunque, se volevate i complimenti, girate altrove.
Veniamo a noi. "Un bacio romantico", si chiama. Meglio, l'hanno chiamato. Per renderlo più appetibile a chi non ama i mirtilli (e le torte di mirtilli). Ma il titolo originale è "My blueberry nights", di per sè non privo di suggestione. E di inganno, visti gli esiti.
Storia. Boh. C'è un bar a New York gestito dal piacionissimo Jude Law, con look alla Paolo Maldini. Ci capita Norah Jones, la cantante Norah Jones (non male come attrice, unico aspetto positivo del film), in rottura di fidanzamento. Si conoscono, non si amano. Almeno non ancora. Perché lei, per dimenticare le tristezze sentimentali, va a impiegarsi lontanissimo, in un bar popolato da poliziotti ubriaconi (David Stathairn, tutto mestiere e guance ciondolanti) e relative mogli infedeli (Rachel Weisz, davvero pessima, almeno quando deve recitare). Tornerà solo alla fine del film, diversa e più consapevole, come tutte le donne che tornano alla fine del film.
Il ripieno, se così si può dire, di questo girovagare, sono due sequenze interlocutorie: una, di Jude Law, con una ex che assomiglia a Monica Bellucci, e un'altra, di Norah Jones, con una giocatrice di Texas Hold'em (Natalie Portman, truccata da quarantenne e del tutto fuori parte). Entrambe inutili, non solo ai fini della trama, peraltro inesistente.
Ora, puntualizziamo. Ci piace il cosiddetto cinema "di regia". Ma non i manierismi, le vanità, gli esperimenti gratuiti. Perché le inquadrature dovrebbero comunque raccontare. Avere una storia, e non un pretesto. Non ci importa nulla che Wong Kar-Wai ami lo stile documentario, conosca i segreti di una profondità di campo, azzecchi i giochi col punto di vista. E' roba da poco, senza un'idea in mezzo. E per cortesia, ci risparmi la grammatica: non si può girare un intero film solo coi primi piani, mettere la musica (Otis Redding, e ovviamente Norah Jones) a commento di qualunque scena, sfumare le immagini per puro opportunismo. Così, data anche la tematica, ne viene fuori una versione "happy meal" del peggior Abel Ferrara.
Quanto infine alla sceneggiatura. Se ci dimentichiamo le parentesi pornografiche, ad uso e consumo dell'impaziente regista (memorabile, in questo senso, la scena in cui ad entrambi i protagonisti sanguina il naso), ci resta solo una situazione, degna del miglior sogno erotico: battere al river Natalie Portman, con una scala colore contro un poker di re.
LA SCHEDA
My blueberry nights
In una frase: "e via con Otis Redding"
Sconsigliatissimo:
a chi cerca la scrittura, l'onestà intellettuale, la regia al servizio dei personaggi. Cioè, in una parola: il cinema.
Giudizio:
KKKK

Rec

Pensavate di esservi liberati di noi (e come darvi torto, del resto?), ma parafrasando Carlito Brigante, beh: non siamo ancora pronti a fare fagotto. Quindi, nuova recensione.
Per l'occasione, rispolveriamo il caro vecchio genere horror (ne parlo io, ché a Stantz gli schifa, a differenza dei pupazzetti), mai abbastanza spompato come al giorno d'oggi.
"Rec", signori. "Rec" produzione spagnola, brividi fatti in casa, location condominiale. Ah! Lo sappiamo. Ci aveva già provato Polanski, anni orsono, con "L'inquilino del terzo piano", e lì, in fatto di disturbo, trovate registiche, dirimpettai zombie, eravamo dalle parti del capolavoro.
Ma qui, meglio lasciar perdere. Sì, la protagonista Angela, al secolo Manuela Velasco, è carina (porta benissimo i 32), il programma televisivo in cui lavora ha un bel titolo ("Mentre tu dormi"), l'idea di far partire il carrozzone da una sonnolenta caserma dei pompieri di Barcelona è originale. A parte ciò, l'intera operazione è da dimenticare, per vari motivi:
1- La telecamera a mano che continua a girare in soggettiva per l'intero film, senza staccarsi dalle dita dell'operatore (il fido Pablo), nemmeno di fronte ai pericoli più indicibili, l'avevamo già vista in "Cloverfield";
2- Ci era piaciuta di più;
3- Nonostante questo, confidavamo nella sottile inquietudine dell'orrore artigianale;
4- Ci sbagliavamo. I personaggi sono grotteschi, le scene ridicole, la giustificazione di fondo del caos (misteriosa infezione rabbiosa venuta da chissà dove) risale ai tempi di Romero. Almeno;
5- La scena finale, che riconduce il tutto a una sorta di tana del maligno (bambina, ora ragazza, indemoniata, con concerto di foto sbrecciate, crocifissi e candeline, il tutto in soffitta unta e bisunta), dà solo fastidio, ma in compenso regala la fine del film;
6-Hanno ammazzato Pablo. Pablo è vivo.
P.S.: Vedetevi comunque l'epopea della vecchia che dà la scossa (?) al film. Climax indimenticabile: i pompieri intervengono perché la signora dell'ultimo piano dà via di matto, salgono le scale, la trovano in camicia da notte e insanguinata, provano a soccorrerla, lei si mangia la faccia del capitano e viene - solo temporaneamente - neutralizzata. La ritroveremo alcune scene dopo, più vegeta (viva è una parola grossa) che mai, che gioca a nascondino con l'ennesimo malcapitato, beccandosi una ringhiera direttamente sui denti. Due volte.
LA SCHEDA
Rec
In una frase: "Tranquila, tranquila!". Segue zombie.
Sconsigliatissimo
: A chiunque ha amato "La notte dei morti viventi", ha odiato "The Blair Witch Project", s'è già visto "Cloverfield" (ed è di buonumore) o "Prospettive di un delitto" (ed è incazzato).
Giudizio:
KKk