giovedì 31 luglio 2008

Dante 01

Ci dispiace, lo diciamo sinceramente, dover parlar male di Marc Caro. Assieme al collega Jeunet aveva messo insieme, circa quindici anni fa, un film onirico e pieno di idee come "Delicatessen". Adesso invece (sarà stato il transito per la saga di "Alien") eccolo affondare in un’operaccia vuota, insensata e volgare. Senza nemmeno la redenzione visiva, che a volte rianima autentiche brutture come "The Cell".
"Dante 01" (riferimento non richiesto alla "Commedia"), infatti, è un pasticcio che mescola simbolismo di bassa lega, claustrofobia stile "Alien3" (ahi) e sofferenza gratuita. Con un montaggio in stato confusionale e una regia dopata dal computer.
Di fatto, si tratta né più né meno che di un colossale "Grande Fratello" (quello moderno, imbarbarito dal reality) su una colonia di detenuti in una stazione orbitale, sui quali, grazie all’arrivo di una nuova ricercatrice, carina quanto spietata, si conducono raccapriccianti esperimenti. Sarà tuttavia una delle cavie, appena aggregata ai compagni di sventura, a frustrare gli intenti della novella Mengele.
Il film si snoda, per una lunghissima ora e mezza, fra la sala monitor e gli interni delle galere, in un balletto di sguardi fra prede e carcerieri interrotto soltanto dalle risse fra i detenuti e gli esperimenti degli scienziati. Questi ultimi meritano una citazione a parte: quando più loro aggrada, addormentano i malcapitati con apposito gas, poi ne scelgono uno a caso, inoculandogli un terribile virus che fa strazio delle sue interiora, ed esaminano tranquillamente la scena.
Ciò, perlappunto, fino all’arrivo del suddetto Salvatore, il quale, grazie a poteri prodigiosi, viene in soccorso dei colleghi estraendo ed inghiottendo personalmente i vermi solitari che allignano nei loro corpi, passando il resto del tempo a sudare e contorcersi per il dolore. Il nostro, come se non bastasse, riuscirà anche a salvare le sorti dell’astronave-prigione, destinata a schiantarsi su Dante 01 (nome del pianeta infernale che dà il titolo al film), mettendosi autenticamente in croce (!) nello spazio (!!) e assorbendo le fiamme (!!!) provenienti dall’atmosfera.
Vi risparmio altri dettagli insignificanti, come la solita morte dei cattivi (ricercatrice figa e partner innamorato) che nel tentativo di fuga finiscono risucchiati da Dante, oppure i misteriori titoli tra una sequenza e l’altra (“secondo anello”, “terzo anello”, nemmeno fosse un plastico dello stadio di San Siro), perché il riferimento cristologico basta e avanza.
Solo, per finire, un appunto sul design. Passi per la forma dei batteri infilati nelle cavie, che hanno l’aria di un delirante pezzo di lego. Ma che siano anche uguali, in scala 1 a 10, all’astronave, sembra veramente troppo.

LA SCHEDA
Dante 01
La frase: "ah, perchè vorrebbero farci credere che lui ha salvato l'astronave. E' ovvio che si schianta ugualmente"
Sconsigliatissimo:
a chi ha già visto "Alien 4" (e conosce il regista), "Alien 3" (e conosce la claustrofobia), "Alien" e basta (e conosce la fantascienza).
Giudizio:
KKKk

mercoledì 30 luglio 2008

Le morti (?) di Ian Stone

Noi ci abbiamo visto "Ghost", "Matrix" e "Ricomincio da capo". Ma c’è chi suggerisce "Dark city", "Final destination" e perfino Harry Potter. Probabilmente però il prestito più autorevole delle "Morti di Ian Stone" è il precedente capolavoro del suo regista, Dario Piana: "Sotto il vestito niente 2". Perché quest’ennesimo teen horror estivo, che sa di afa e sale vuote, si può salvare giusto nel titolo. Per il resto è la solita, macchinosa, rifrittura in cui annaspa tuttora il genere, con tanto di spiegazioni eccessive, buchi nella sceneggiatura e un generale senso di inutilità.
La trama. Beh, auguri. C’è un campione di hockey (Ian Stone) che in un tetro post-partita soccorre un malcapitato nei pressi di un passaggio a livello, scoprendo poi, suo malgrado, che si tratta di un mostro lì per ucciderlo. Muore, piallato dal treno in corsa, per poi ritrovarsi, come per incanto, impiegato d’azienda oberato di lavoro. Torna a casa, finito lo straordinario, e incrocia in ascensore un uomo disperato con valigetta. Lo vede fuggire e poi morto, sul marciapiede, con un affabile sconosciuto che gli succhia via il sangue dalle vene. Finirà, anche in questa vita, ammazzato, stavolta dalla sua fidanzatina. E risorgerà.
I passaggi successivi sono pura legge di Murphy: disoccupato, drogato terminale, malato in ospedale immobilizzato da un’orrenda struttura ferrosa. E con la morte violenta (salvo alla fine, ovviamente) a fare da sipario tra un’esistenza e l’altra. Le domande si accumulano. Chi lo vuole uccidere? Perché si risveglia da un’altra parte? Chi è la misteriosa ragazza che fa da pendant (o da Caronte, a seconda dei punti di vista) tra un decesso e l’altro? Grazie a una prodigiosa delucidazione di un vecchio malconcio – giunta, ahinoi, dopo soli quindici minuti di proiezione - possiamo sapere, insieme allo stralunato Ian, che egli, in una vita precedente (che palle!) era una specie di Angelo della Morte, che sbattendosene della presunta immortalità della sua specie aveva fatto fuori un proprio simile. Causa: l’amore per la ragazza di cui sopra, passata da vittima predestinata (gli Angeli ammazzano gli umani solo per drogarsi della loro paura negli attimi precedenti la fine) ad eroina salvifica.
In tutto questo, le ripetute morti inflitte a Ian sanno, più che di vendetta, di pulsione masturbatoria: tanto non lo si uccide mai del tutto, lo si fa solo soffrire. E non a caso a capo della bandaccia di mostri c’è la solita amante tradita, Angelo-Demone pure lei. Quanto al vecchio di prima, non è né più né meno che un collega del protagonista, anch’egli stufo di succhiare il sangue alla gente, che cospira per fargli ricordare il suo passato, unico modo per uscire dalla spirale di decessi in cui è stato intrappolato. Ottimo, fra l’altro, il trattamento del personaggio: all’inizio del film viene rapito dai cattivi, i quali tuttavia – così dicono – ignorano chi sia la talpa che fornisce al nostro le preziose informazioni. E allora? Per (non) capire bisognerà attendere l'insopportabile pre-finale, con tanto di ulteriore monologo. Il resto è sangue, violenza e malcelato sadismo.

LA SCHEDA

Le morti di Ian Stone


In una frase: "Era meglio 'Hellboy 2' "
Sconsigliatissimo: a chi ha già visto "Ghost" (e i fantasmi sui treni), "Matrix" (e i costumi tenebrosi), "Ricomincio da capo" (e le storie circolari) ed ha un bel ricordo del film
Giudizio: KKK