domenica 28 febbraio 2010

Amabili (?) resti

Peter Jackson non è un gentilhobbit. Perché nessun gentilhobbit si permetterebbe di disporre di risorse finanziarie illimitate, creare una Light and Magic personale, e poi uscire con una copia smaccata di un film famoso, appena dissimulata dagli effetti speciali. Gli amabili (?) resti (cioè "The lovely bones", titolo retrò talmente brutto che per una volta non andava tradotto, come invece puntualmente è avvenuto) del regista degli Anelli sono infatti né più né meno che un remake ciccione di "Ghost". Basta sostituire una quattordicenne a Patrick Swayze, la sua famiglia a Demi Moore, e una ragazza dark a Whoopi Goldberg, e il gioco è fatto. Peccato soltanto che nella farsa sia finito Stanley Tucci, ormai un caratterista da urlo, usato per impersonare il serial killer al posto dell’amico malvagio dell'originale. Perché identico è il limbo del fantasma che vede da lontano lo scorrere della vita cui apparteneva, identici gli ingrati destini che vorrebbe cambiare, identico, perfino, il bacio che darà al proprio innamorato mancato, incarnandosi nella medium prima di avventurarsi in paradiso.
Di suo, Jackson ci mette solo la grottesca comparsata di Susan Sarandon, nel ruolo di una nonna battona che consola i parenti dell’uccisa a colpi di fumo e whisky, e ovviamente il carrozzone computerizzato del limbo: un cangiante scenario di foreste, scogliere e gazebo, che muta con gli umori dello spirito, attraendovi dettagli a scopo di lucro, come navi in bottiglia (il padre della morta, il non intenso Mark Wahlberg, è appassionato di modellismo) e palloni gonfiabili (ninnolo di altra vittima del killer, simile a quello della celebre sequenza di "M, il mostro di Dusseldorf", ma senza la regia intorno).
Da applausi, infine, l’insensata chiusura della trama: il villain riesce tranquillamente a fuggire dopo la scoperta delle tracce del suo assassinio, trasferendosi da qualche altra parte dell’America ad ammazzare innocenti. E muore, ormai anziano, per uno scherzo del caso: un pezzo di ghiaccio che si stacca da un ramo e gli cade sulla testa, facendolo precipitare sullo strapiombo sottostante. Che anche il cattivo di "Ghost" finisse in modo simile, squarciato dai pezzi di vetro di una finestra, poco importa. Quantomeno, Zucker ci metteva l’innocenza, Jackson invece il calcolo, e parecchia noia. Con l’appesantimento di una voce fuori campo che giustifica l’origine letteraria ma rende ancora meno sopportabile l’operazione. Se questo capita a un talento dell’horror, un tempo anche fantasioso, fa perfino più rabbia. Si spera solo, a questo punto, che si dedichi definitivamente ai blockbuster, e lasci gli esperimenti a chi non cerca necessariamente tesssori al botteghino.

LA SCHEDA

Amabili resti

In una frase:
“ma non l’hanno ancora preso, ‘sto vecchio? È vecchio”
Sconsigliatissimo: a chiunque si aspetti un ritorno alle origini di un regista ormai compromesso col sistema.
Giudizio: KKKk