giovedì 6 settembre 2012

O GEBO E A SOMBRA – UN VECCHIO E UN'OMBRA DE VIN BON (MAGARI)

Manoel de Oliveira ha 104 anni, e notoriamente è il più antico (vecchio non rende, ne converrete) regista al mondo. Ha diretto uno sproposito di film e documentari, nelle pause ha figliato quattro volte, è stato insignito di innumerevoli onoreficenze tra cui una Palma d'Oro e due Leoni (sempre d'Oro) alla carriera – sul serio, premiato doppiamente alla carriera nello stesso festival. Le virtù di sopravvivenza vanno riconosciute, anche su questo possiamo tutti esser d'accordo. Sventuratamente non pago di tanto successo, il buon vecchio Manuelo insiste, e produce ancora cinema. Peggio di lui siamo noi, che paghiamo il biglietto (relativamente caro) e ci addentriamo in Sala Grande per vederne l'ultima produzione: O Gebo e a Sombra (per i poliglotti lettori non diamo traduzione, ci limitiamo a dire che Gebo è il nome proprio di un protagonista consunto quasi come il regista, ed interpretato con notevole mancanza di mobilità da Michael Lonsdale, al secolo – scorso – il volto dell'abate ne Il Nome della Rosa). Un'ora e mezza di pièce teatrale sbattuta su schermo senza nemmeno un abbozzo di adattamento, modifica o qualsivoglia revisione. La cinepresa non si muove, e basta (va bene la vecchiaia del Manuelo, però via un aiuto regista lo si poteva prendere allo scopo!). Ci sono tre inquadrature, forse quattro contando un paio di scene “di raccordo”, dalle quali i quattro attori principali e due o tre altri rompipalle entrano ed escono a (scarso) piacimento. Un action, insomma. Il ritmo è dettato, dunque, dai dialoghi. Eccone un campione:

Gebo (vetusto protagonista con taglio di capelli tipo Jefferson Airplane, tendenza alla gobba e culo incastrato sulla sedia): “Ah, il nostro dovere è vivere in povertà. Dobbiamo tutti fare il nostro dovere. 7 più 8 15, riporto l'1 [fa il cassiere e passa i giorni sommando introiti altrui, NdRay]”
Sofia (di lui figlia adottiva, data in sposa al delinquente figlio naturale [giuro, NdR], rimasta in casa facente funzioni di vedova) “Ma un'altra vita non è possibile, padre? Forse è nostro dovere essere infelici? E fuori piove”
Gebo “No, possiamo solo vivere la nostra vita, e non parliamo di certe cose, fa freddo ma forse farà caldo. E poi la senti? Piange. 7 più 6 15, anzi no 13 più 8 21, riporto il 2”
Sofia “Sì, lei piange sempre. [lei che piange è la Cardinale, nella parte della moglie di Gebo, arteriosclerotica terminale e parecchio spaccaballe, NdR] Ma forse dicendole la verità?”
Gebo “No, la verità non la deve sapere mai, di lui non dobbiamo parlare mai, le debbo mentire tutta la vita inventandole balle su balle pur di non darle un grande dolore, già è impazzita ma così la ucciderei. E poi io sono un uomo onesto, anzitutto. 8 più 4 fa dodici, più 10 22, ma la regola del 9 la devo usare? Forse no”

E via di divertimento. Interrompono di quando in quando un paio di vecchi inutili, una beghina che ricama per spasimanti inesistenti ed un sedicente musicista che millanta conquiste di 50 anni prima mimando, malissimo peraltro, di suonare il flauto (fine metafora? Artrite galoppante?). Unico momento concitato quello in cui il rientrante (dopo 8 anni? Dopo 0? dopo 16? è un flashback, un sogno, il futuro? È tutto inutile, a parer nostro, ma non sapremmo bene, forse abbiamo riportato male l'1) figlio naturale decide di essersi infine rotto er ca' di questo andazzo da mortuorio (come dargli torto?) e si dedica all'attività che meglio gli riesce: il furto con scasso, degno figlio di tanto padre integerrimo. Abbandona quindi la famiglia (intesa sia come i genitori sia come la semi-incestuosa partner) dopo aver messo k.o. la moglie ed essersi imbertato una cassa contenente una quantità spropositata di Reais, d'altrui appartenenza. Male ne consegue per i nostri eroi, che ligi al dovere di un'esistenza magrissima si consegnano alla pula; meglio, si consegna il vecchiardo, protagonista di un momento epico proprio nel finale: si alza dalla sedia nonostante il parere contrario della figlia, e praticamente senza aiuto. Con la stessa scioltezza ci alziamo noi, sopravvissuti a malapena alla visione. Se non proibiscono ai portoghesi di produrre altri film in futuro, qui all'età di DeOliveira non ci si arriva di certo.
Rimane l'emozione, quella sì, di esser stati vicini a Claudia Cardinale. Lonsdale, per la cronaca, è stato condotto in sala a passo lento e poi fatto sparire con la complicità delle tenebre prima della fine: non se ne hanno notizie. Mancava Manuelo: tragicamente, pare stia macchinando altri film.

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