Noi ci abbiamo visto "Ghost", "Matrix" e "Ricomincio da capo". Ma c’è chi suggerisce "Dark city", "Final destination" e perfino Harry Potter. Probabilmente però il prestito più autorevole delle "Morti di Ian Stone" è il precedente capolavoro del suo regista, Dario Piana: "Sotto il vestito niente 2". Perché quest’ennesimo teen horror estivo, che sa di afa e sale vuote, si può salvare giusto nel titolo. Per il resto è la solita, macchinosa, rifrittura in cui annaspa tuttora il genere, con tanto di spiegazioni eccessive, buchi nella sceneggiatura e un generale senso di inutilità.
La trama. Beh, auguri. C’è un campione di hockey (Ian Stone) che in un tetro post-partita soccorre un malcapitato nei pressi di un passaggio a livello, scoprendo poi, suo malgrado, che si tratta di un mostro lì per ucciderlo. Muore, piallato dal treno in corsa, per poi ritrovarsi, come per incanto, impiegato d’azienda oberato di lavoro. Torna a casa, finito lo straordinario, e incrocia in ascensore un uomo disperato con valigetta. Lo vede fuggire e poi morto, sul marciapiede, con un affabile sconosciuto che gli succhia via il sangue dalle vene. Finirà, anche in questa vita, ammazzato, stavolta dalla sua fidanzatina. E risorgerà.
I passaggi successivi sono pura legge di Murphy: disoccupato, drogato terminale, malato in ospedale immobilizzato da un’orrenda struttura ferrosa. E con la morte violenta (salvo alla fine, ovviamente) a fare da sipario tra un’esistenza e l’altra. Le domande si accumulano. Chi lo vuole uccidere? Perché si risveglia da un’altra parte? Chi è la misteriosa ragazza che fa da pendant (o da Caronte, a seconda dei punti di vista) tra un decesso e l’altro? Grazie a una prodigiosa delucidazione di un vecchio malconcio – giunta, ahinoi, dopo soli quindici minuti di proiezione - possiamo sapere, insieme allo stralunato Ian, che egli, in una vita precedente (che palle!) era una specie di Angelo della Morte, che sbattendosene della presunta immortalità della sua specie aveva fatto fuori un proprio simile. Causa: l’amore per la ragazza di cui sopra, passata da vittima predestinata (gli Angeli ammazzano gli umani solo per drogarsi della loro paura negli attimi precedenti la fine) ad eroina salvifica.
In tutto questo, le ripetute morti inflitte a Ian sanno, più che di vendetta, di pulsione masturbatoria: tanto non lo si uccide mai del tutto, lo si fa solo soffrire. E non a caso a capo della bandaccia di mostri c’è la solita amante tradita, Angelo-Demone pure lei. Quanto al vecchio di prima, non è né più né meno che un collega del protagonista, anch’egli stufo di succhiare il sangue alla gente, che cospira per fargli ricordare il suo passato, unico modo per uscire dalla spirale di decessi in cui è stato intrappolato. Ottimo, fra l’altro, il trattamento del personaggio: all’inizio del film viene rapito dai cattivi, i quali tuttavia – così dicono – ignorano chi sia la talpa che fornisce al nostro le preziose informazioni. E allora? Per (non) capire bisognerà attendere l'insopportabile pre-finale, con tanto di ulteriore monologo. Il resto è sangue, violenza e malcelato sadismo.
La trama. Beh, auguri. C’è un campione di hockey (Ian Stone) che in un tetro post-partita soccorre un malcapitato nei pressi di un passaggio a livello, scoprendo poi, suo malgrado, che si tratta di un mostro lì per ucciderlo. Muore, piallato dal treno in corsa, per poi ritrovarsi, come per incanto, impiegato d’azienda oberato di lavoro. Torna a casa, finito lo straordinario, e incrocia in ascensore un uomo disperato con valigetta. Lo vede fuggire e poi morto, sul marciapiede, con un affabile sconosciuto che gli succhia via il sangue dalle vene. Finirà, anche in questa vita, ammazzato, stavolta dalla sua fidanzatina. E risorgerà.
I passaggi successivi sono pura legge di Murphy: disoccupato, drogato terminale, malato in ospedale immobilizzato da un’orrenda struttura ferrosa. E con la morte violenta (salvo alla fine, ovviamente) a fare da sipario tra un’esistenza e l’altra. Le domande si accumulano. Chi lo vuole uccidere? Perché si risveglia da un’altra parte? Chi è la misteriosa ragazza che fa da pendant (o da Caronte, a seconda dei punti di vista) tra un decesso e l’altro? Grazie a una prodigiosa delucidazione di un vecchio malconcio – giunta, ahinoi, dopo soli quindici minuti di proiezione - possiamo sapere, insieme allo stralunato Ian, che egli, in una vita precedente (che palle!) era una specie di Angelo della Morte, che sbattendosene della presunta immortalità della sua specie aveva fatto fuori un proprio simile. Causa: l’amore per la ragazza di cui sopra, passata da vittima predestinata (gli Angeli ammazzano gli umani solo per drogarsi della loro paura negli attimi precedenti la fine) ad eroina salvifica.
In tutto questo, le ripetute morti inflitte a Ian sanno, più che di vendetta, di pulsione masturbatoria: tanto non lo si uccide mai del tutto, lo si fa solo soffrire. E non a caso a capo della bandaccia di mostri c’è la solita amante tradita, Angelo-Demone pure lei. Quanto al vecchio di prima, non è né più né meno che un collega del protagonista, anch’egli stufo di succhiare il sangue alla gente, che cospira per fargli ricordare il suo passato, unico modo per uscire dalla spirale di decessi in cui è stato intrappolato. Ottimo, fra l’altro, il trattamento del personaggio: all’inizio del film viene rapito dai cattivi, i quali tuttavia – così dicono – ignorano chi sia la talpa che fornisce al nostro le preziose informazioni. E allora? Per (non) capire bisognerà attendere l'insopportabile pre-finale, con tanto di ulteriore monologo. Il resto è sangue, violenza e malcelato sadismo.
LA SCHEDA
Le morti di Ian Stone
In una frase: "Era meglio 'Hellboy 2' "
Sconsigliatissimo: a chi ha già visto "Ghost" (e i fantasmi sui treni), "Matrix" (e i costumi tenebrosi), "Ricomincio da capo" (e le storie circolari) ed ha un bel ricordo del film
Giudizio: KKK
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