venerdì 28 dicembre 2007

Vi facciamo il cult (manifesto programmatico)

Una dichiarazione d'intenti. Una poetica. Il kammerspielfilm. Niente di tutto ciò, qui.
A profusione: il cinema, il nostro divertimento. Impedito da cineasti mediocri a dir poco, svilito e svenduto, impoverito, incancrenito, bestemmiato e scippato della propria essenza, creatività, vitalità. Goderlo è divenuto quasi impossibile, oggi, in una sala. Donde, la decisione - inevitabile, improcrastinabile, ineludibile. Irrevocabile, oramai. Uno spazio per raccogliere, canalizzare ("flusso canalizzatore, sta flussando"), rinvigorire ed infine vomitare (condividendolo) il nostro malcontento. Una grande, gigantesca, vomitatorata.
Oggi il cinema è morto - da due anni. Morto da sei mesi. Morto di giornata. La testa, ahinoi, non ci fanno più perdere. Ergo, è ora di reagire. Mostriamo alla troia preistorica come si lavora all'assessorato.
Messa da parte ogni sorta di buonismo, di ghezzismo d'accatto (qualunque cosa possa significare) e di scrittura (scrittura?) patinata stile CIAK, ci dichiariamo pronti ad annunciare che "la corazzata cotemkin (sic) è" quel che ben sapete.
Last but not Lynch: se non vi piace il tono, non condividete i pareri, e soprattutto vi provate a scrivere commenti irriguardosi sui nostri post, ci riserviamo l'inalienabile diritto di purgarvi senza pietà. Ebbene sì, saremo dittatoriali. Tutto avverrà a nostro insindacabile gusto e giudizio. Dopotutto, siamo in missione per conto di dio.


Breve ma indispensabile guida all'uso

Segnaleremo, di volta in volta, i nostri giudizi in calce alle recensioni - in modo conciso, come si conviene ad un servizio pubblico. Ci avvarremo, di conseguenza, di alcuni espedienti ben codificati: per iniziare, utilizzeremo le categorie In una frase, Sconsigliatissimo e Giudizio per, rispettivamente, fornire una sintesi, uno o più suggerimenti, una sentenza. Canonicamente, quest'ultima va espressa in "stelle", che per lo più vanno da una a cinque. A noi pare adeguato, nello spirito che ci anima, utilizzare un simbolo diverso: il Kevin (K vale un Kevin, mentre k un più modesto mezzo Kevin - si intende che il massimo, 5 Kevin, simboleggia l'apice della schifezza). Kevin, ovviamente, Costner: da Waterworld in poi, la pietra di paragone per il fallimento in ambito cinematografico.

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