sabato 7 agosto 2010

The box (Tony Darko e figli)


di Ray Stantz

L'essermi trasferito all'estero ha rallentato non poco la mia, già notoriamente sincopata, vena recensoria. Vengono meno, per dirla tutta, le motivazioni per vedersi & recensire film di pessima qualità. Ma, transitando qualche giorno in patria, ecco venirmi incontro l'occasione, la tentazione, la goduria: un filmaccio pretenzioso da suggere e sputare nella bieca calura estiva. Oh, gaudio!
Scorrazzato in auto dal fido collega mi sottraggo quindi all'aria condizionata ed alle partite di poker per andare ad affrontare l'ultima bravata del regista/sceneggiatore di Donnie Darko: The Box. Ne esco con recensione automatica, e qualche dubbio amletico. Via alle danze.

Richard Kelly, credendosi un fenomeno dopo aver prodotto il film sull'adolescente psicotico che prende ordini da un satanico coniglio oversize e viaggia su e giù per il tempo, si lancia in ancor più metafisiche idiozie in quest'ultima opera: sposta l'orologio una decade più indietro (siamo nei '70, come denuncia l'abbigliamento criminale del protagonista), si porta dietro un pezzo del cast originale (Holmes Osborne, quello che in Darko faceva il padre di Donnie e si ricorda soprattutto per la mitica battuta “io voto Dukakis”), pretende delle stars extra nel cast, collega la morale umana con le sonde su Marte e deformità assortite, si prende sul serio in modo francamente nauseante.

Motore della vicenda un tizio, impiegato della NASA (Frank Langella, cui stranamente dona un cratere sulla faccia: dico, proprio un buco nella guancia attraverso il quale si vedono i denti, ed è un peccato che rifiuti la bibita che gli viene offerta in apertura, sarebbe stato da ridere), che viene colpito da un fulmine. Muore (banale, lo so) ma, dopo un'oretta o giù di lì, torna alla vita (già più innovativo). E, dice, è ora “in contatto con coloro che controllano i fulmini”. Vabbè, per essere tornato dalla morte averci rimesso metà faccia e la sanità mentale non sarebbero danni poi eccessivi. Invece si scopre che è dotato di poteri paranormali, tra i quali il più impressionante pare essere la capacità di costruire un cubo di legno vuoto e piazzarci un pulsante rosso in cima, inscatolare il tutto, e consegnare la scatola (il pacco, diciamolo) ad orari antelucani a degli ignari cittadini. Insomma, invece di mettere i suoi superpoteri a frutto nel ramo immobiliare (che so, Tony Darko & figli, Traslochi, sarebbe stato mica male), decide di mettere delle persone a caso di fronte ad una scelta morale estrema, torturarle per sempre se falliscono il suo test, minacciare di estinguere la vita sulla terra se i suoi “datori di lavoro” non sono contenti, etc etc etc. La solita storia. Chiaramente, l'agenzia per la sicurezza nazionale decide di dargli manforte (e come ti sbagli?). La morale di questa moralistica storiella è sul trito andante, e casomai permanessero dei dubbi ci viene sbattuta in faccia dal succitato buco con un uomo intorno (Langella con la faccia forata dal fulmine, dico): “se non vi ammazzate tra di voi passate il test”. La vetta di profondità è servita.

Purtroppo il film è assai più lungo di questa mia recensione, tocca subirsi sane due orette tra salti di sceneggiatura (o montaggio, o entrambi), deformità variamente esibite, epistassi (sangue dal naso, per i meno inclini al gergo medico) abbondanti e frequenti, inquadrature e carrellate da manuale del piccolo regista fai da te.

Restano i dubbi, alcuni dei quali meritano d'essere esplicitati:
• perché questo regista è ossessionato da forme acquatiche, tipo i vermoni in Darko ed i “portali” qui?
• perché a Langella, dotato di superpoteri e di “rigenerazione 10 volte più veloce del normale” non gli si è tappato il buco in faccia?
• chi ha ucciso Laura Palmer? (che non c'entra un cazzo ma Lynch aveva molta più idea di che cosa stesse dicendo, garantito)
• più importante: perché il volto di Cameron Diaz è diventato una maschera gommosa ed inespressiva? Si è siringata troppo botulino? Ha tirato troppo su dal naso? Si domandava ancora quale inspiegabile motivo l'avesse condotta sul set?
Misteri, appunto, insolvibili.

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