Premettiamo una cosa. Prima di giovedì, non avevamo visto un film che è uno di Wong Kar-Wai. Alcuni hanno detto - e scritto - del recensendo capolavoro che si capisce meglio se si conosce anche il resto della filmografia. Ci fa piacere. Ma questa non è una retrospettiva su di lui. Dunque, se volevate i complimenti, girate altrove.
Veniamo a noi. "Un bacio romantico", si chiama. Meglio, l'hanno chiamato. Per renderlo più appetibile a chi non ama i mirtilli (e le torte di mirtilli). Ma il titolo originale è "My blueberry nights", di per sè non privo di suggestione. E di inganno, visti gli esiti.
Storia. Boh. C'è un bar a New York gestito dal piacionissimo Jude Law, con look alla Paolo Maldini. Ci capita Norah Jones, la cantante Norah Jones (non male come attrice, unico aspetto positivo del film), in rottura di fidanzamento. Si conoscono, non si amano. Almeno non ancora. Perché lei, per dimenticare le tristezze sentimentali, va a impiegarsi lontanissimo, in un bar popolato da poliziotti ubriaconi (David Stathairn, tutto mestiere e guance ciondolanti) e relative mogli infedeli (Rachel Weisz, davvero pessima, almeno quando deve recitare). Tornerà solo alla fine del film, diversa e più consapevole, come tutte le donne che tornano alla fine del film.
Il ripieno, se così si può dire, di questo girovagare, sono due sequenze interlocutorie: una, di Jude Law, con una ex che assomiglia a Monica Bellucci, e un'altra, di Norah Jones, con una giocatrice di Texas Hold'em (Natalie Portman, truccata da quarantenne e del tutto fuori parte). Entrambe inutili, non solo ai fini della trama, peraltro inesistente.
Ora, puntualizziamo. Ci piace il cosiddetto cinema "di regia". Ma non i manierismi, le vanità, gli esperimenti gratuiti. Perché le inquadrature dovrebbero comunque raccontare. Avere una storia, e non un pretesto. Non ci importa nulla che Wong Kar-Wai ami lo stile documentario, conosca i segreti di una profondità di campo, azzecchi i giochi col punto di vista. E' roba da poco, senza un'idea in mezzo. E per cortesia, ci risparmi la grammatica: non si può girare un intero film solo coi primi piani, mettere la musica (Otis Redding, e ovviamente Norah Jones) a commento di qualunque scena, sfumare le immagini per puro opportunismo. Così, data anche la tematica, ne viene fuori una versione "happy meal" del peggior Abel Ferrara.
Quanto infine alla sceneggiatura. Se ci dimentichiamo le parentesi pornografiche, ad uso e consumo dell'impaziente regista (memorabile, in questo senso, la scena in cui ad entrambi i protagonisti sanguina il naso), ci resta solo una situazione, degna del miglior sogno erotico: battere al river Natalie Portman, con una scala colore contro un poker di re.
LA SCHEDA
My blueberry nights
In una frase: "e via con Otis Redding"
Sconsigliatissimo: a chi cerca la scrittura, l'onestà intellettuale, la regia al servizio dei personaggi. Cioè, in una parola: il cinema.
Giudizio: KKKK
Sconsigliatissimo: a chi cerca la scrittura, l'onestà intellettuale, la regia al servizio dei personaggi. Cioè, in una parola: il cinema.
Giudizio: KKKK
3 commenti:
Non è vero
minchia!
ferve la polemica!
dai che Sgarbi ci fa una pippa!
eh già caro egon spengler, questo wong kar wai non ha giustificazioni... di sicuro non quella di risultare migliore alla luce degli altri film.. anzi, semmai è un'aggravante che il genio di In the mood for Love abbia fatto 'sta fine...
faiammodino
i.
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